Luigi Pericle. L’alchimista pittore

Lugano Exhibition Center – Padiglione 5

a cura di Mimmo Di Marzio e Paolo Manazza
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L’Archivio Luigi Pericle è lieto di annunciare la nuova mostra retrospettiva dedicata a Luigi Pericle (1916-2001) allestita nell’ambito della fiera WopArt – Work on Paper Fair di Lugano, la prima fiera internazionale riservata alle opere d’arte su carta. L’esposizione monografica, curata da Mimmo di Marzio e Paolo Manazza, è ospitata nella sezione riservata agli Eventi Collaterali e allinea una trentina di chine del maestro svizzero frutto della sua inesausta ricerca sul segno e sul gesto come forma di meditazione e indagine spirituale.

Mentre prosegue con grande successo di critica e di pubblico l’antologica “Luigi Pericle (1916-2001)_Beyond the visible” ospitata a Venezia presso l’Area Scarpa della Fondazione Querini Stampalia, in occasione della 58. Esposizione Internazionale d’Arte, intitolata May You Live In Interesting Times (fino al 24 novembre), la città di Lugano omaggia l’artista originario di Basilea con una mostra concentrata attorno alla sua fervida produzione grafica, ricca di centinaia di esemplari inediti, carte di piccole e medie dimensione, che il maestro ha siglato fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del Novecento.

Luigi Pericle è reduce da una recente e importante riscoperta, che ha portato alla luce dopo anni di dimenticanza un patrimonio straordinario di opere d’arte rimaste nascoste nella sua dimora privata ai piedi del Monte Verità di Ascona, dove l’artista ha vissuto gli ultimi decenni della sua vita, al riparo dalla mondanità del sistema dell’arte e chiuso nel silenzio dei suoi studi concentrati su discipline come la teosofia, le filosofie orientali, l’esoterismo, l’astrologia e la spiritualità alternativa. Nel 1965, infatti, dopo aver siglato rapporti di collaborazione significativi con musei e gallerie europei, e dopo essere stato celebrato da una fortunata mostra itinerante in vari musei inglesi curata dal grande museologo Hans Hess, Pericle abbandonò improvvisamente la scena e si chiuse fino alla morte nel suo isolamento eremitico, per coltivare lo studio dei misteri del cosmo.

Le sue carte – esattamente come i suoi dipinti – sono lo specchio di una forma di espressione intima e profonda affidata al gesto libero della mano, al tratto e al disegno come trasmettitori di energie vitali, mediatori di messaggi che collegano la vita individuale con un’armonia universale. Diversamente dai colleghi delle tendenze informali europee (da Jean Dubuffet a Asger Jorn) con cui Pericle espose in occasione di varie mostre collettive londinesi, il linguaggio della pittura e della grafica non rappresentavano per lui un veicolo per la manifestazione dell’inconscio, di sentimenti remoti o moti irrazionali; al contrario, uno strumento di raccoglimento e di analisi di forme dettate da una coscienza vigile. La composizione perfetta, gli equilibri formali, il ritmo, la sintesi, l’articolazione della linea nello spazio tradiscono la massima concentrazione, la dedizione totale alla bellezza dell’assoluto.

«Per la spiritualità nell’arte non c’è tempo.
Essa sfugge alle umane caducità, non è mai vecchia e non è mai nuova:
È, perché è essenziale; o meglio, è il modo essenziale per esprimere la Verità.
L’essenziale è ciò che non viene dall’artista, ma attraverso l’artista».

Luigi Pericle

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