Disegni, acquerelli, incisioni. Le nature morte di Giorgio Morandi ad Ascona

Giorgio Morandi, Natura morta, 1958, Acquerello su carta artigianale di Fabriano, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Natura morta, 1958, Acquerello su carta artigianale di Fabriano, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Forme, colori, spazio, luce. Le Nature Morte di Giorgio Morandi irradiano il Castello di San Materno di Ascona, Svizzera. In mostra (fino al 18 settembre) 30 opere del maestro italiano: 15 disegni e 11 acqueforti, realizzati tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, e tre oli su tela, significativi esempi di Natura morta, soggetto che ha caratterizzato la sua cifra espressiva più riconoscibile.

L’esposizione dal titolo Forme, colori, spazio, luce, prima iniziativa temporanea organizzata negli spazi del Castello, nasce da un progetto della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta il cui fondatore Franz Armin Morat, collezionista e profondo conoscitore dell’opera di Morandi, ha concesso in prestito 28 delle 30 opere del maestro italiano.

La rassegna ruota attorno a un nucleo di 15 disegni e 11 acqueforti, realizzati tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, esemplificativi della sua carriera grafica, tecnica che lo ha consacrato come uno dei maggiori incisori del XX secolo.
A queste opere si associano tre oli su tela, significativi esempi delle sue nature morte, composizioni di bottiglie, caraffe, vasi di fiori, fruttiere, che hanno caratterizzato la sua cifra espressiva più riconoscibile.

Giorgio Morandi, Natura morta, 1941, Olio su tela, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Natura morta, 1941, Olio su tela, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Nell’approccio agli oggetti comuni e allo spazio dei paesaggi, Giorgio Morandi individua composizioni di geometrie elementari (cubi, cilindri, sfere, triangoli), in cui si esprime la loro stessa essenza visibile.

“L’artista – afferma Mara Folini, direttrice dei Musei di Ascona – spoglia l’oggetto da ogni elemento superfluo per restituirlo sulla tela nella sua limpidezza sensibile, che si accompagna a un’atmosfera silenziosa e contemplativa, specchio profondo di un artista straordinario che ha saputo essere se stesso, al di fuori dei movimenti e con scarsissimi contatti con gli altri pittori e maestri del tempo, dipingendo quasi esclusivamente gli stessi soggetti nella stessa stanza dove ha abitato per tutta la vita”.

Giorgio Morandi, Natura morta, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Natura morta, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi è un pittore che ha fatto della sua arte il suo mestiere quotidiano, come medium del suo sentire più autentico, grazie a uno stile originale che ha saputo mantenere sempre, come sua sigla identitaria pur confrontandosi con le avanguardie, attraverso la mediazione di Cézanne, il suo primo maestro.

“Un artista classico – continua Mara Folini, non solo per l’armonia e la saldezza che evocano le sue opere, ma soprattutto per la sua capacità di trasformare ogni oggetto, anche il più banale della realtà, in solennità pacata e austera, in accento lirico e poetico”.

Giorgio Morandi, Paesaggio, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Paesaggio, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964)

Note biografiche

Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1913, dove conosce Osvaldo Licini, Severo Pozzati, Giacomo Vespignani e Mario Bacchelli, gli amici-artisti con i quali espone nel 1914 all’Hotel Baglioni di Bologna. La sua formazione si basa sullo studio dei grandi maestri, da Giotto a Piero della Francesca, da Chardin a Corot, fino a Cézanne. Fin dagli esordi Morandi predilige come soggetti delle sue opere paesaggi, nature morte e fiori, che costituiranno i temi essenziali di tutta la sua opera.

Dal 1928 è presente ad alcune edizioni della Biennale di Venezia, alle Quadriennali romane ed espone in varie città italiane ed estere. Dal 1930 al 1956 insegna Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, realizzando in questi anni la maggior parte delle sue acqueforti. Soltanto in età matura si dedica invece con continuità all’acquerello, dopo alcune rare e sporadiche prove negli anni Dieci e negli anni Trenta. Pur non allontanandosi quasi mai da Bologna e da Grizzana, il borgo appenninico dove usa trascorrere ogni estate, la sua fama comincia a crescere e a varcare le mura della città grazie a critici acuti e intelligenti e ad una scelta pattuglia di amatori d’arte e collezionisti.

L’affermazione giunge nel 1948 con il Primo Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia, a cui fanno seguito due primi premi alle Biennali di San Paolo del Brasile nel 1953 e nel 1957, rispettivamente per l’incisione e per la pittura e il Premio Rubens conferitogli dalla città di Siegen nel 1962.

Informazioni utili

FORME, COLORI, SPAZIO, LUCE – GIORGIO MORANDI – Pitture, acquerelli, disegni, incisioni
Ascona, Museo Castello San Materno (via Losone 10)
20 maggio – 18 settembre 2016

Orari:
Giovedì – sabato
10.00 – 12.00
14.00 – 17.00 (marzo – giugno / settembre – dicembre)
16.00 – 19.00 (luglio – agosto)
Domenica
14.00 – 16.00
Lunedì – mercoledì
chiuso

Ingresso:
Intero
CHF 7
Ridotto (AVS, studenti, gruppi min. 15 persone)
CHF 5
Ragazzi fino a 18 anni
ingresso gratuito
Biglietto combinato Museo Castello San Materno e Museo Comunale d’Arte Moderna valido 3 giorni
CHF 12 (intero) / CHF 8 (ridotto)
Visite guidate in italiano, tedesco e francese per gruppi fino a max 25 persone (solo su prenotazione)
CHF 150 + biglietto singolo ridotto per partecipante

Informazioni:
tel. +41 (0)91 759 81 60; museosanmaterno@ascona.ch

Sito internet:
http://www.museoascona.ch

    05 Jul 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Acquerelli, incisioni e disegni. Le nature morte di Giorgio Morandi ad Ascona

Forme, colori, spazio, luce. Le Nature Morte di Giorgio Morandi irradiano il Castello di San Materno di Ascona, Svizzera. In mostra (fino al 18 settembre) 30 opere del maestro italiano: 15 disegni e 11 acqueforti, realizzati tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, e tre oli su tela, significativi esempi di Natura morta, soggetto che ha caratterizzato la sua cifra espressiva più riconoscibile.

Giorgio Morandi, Natura morta, 1958, Acquerello su carta artigianale di Fabriano, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Natura morta, 1958, Acquerello su carta artigianale di Fabriano, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

L’esposizione dal titolo Forme, colori, spazio, luce, prima iniziativa temporanea organizzata negli spazi del Castello, nasce da un progetto della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta il cui fondatore Franz Armin Morat, collezionista e profondo conoscitore dell’opera di Morandi, ha concesso in prestito 28 delle 30 opere del maestro italiano.

La rassegna ruota attorno a un nucleo di 15 disegni e 11 acqueforti, realizzati tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, esemplificativi della sua carriera grafica, tecnica che lo ha consacrato come uno dei maggiori incisori del XX secolo.
A queste opere si associano tre oli su tela, significativi esempi delle sue nature morte, composizioni di bottiglie, caraffe, vasi di fiori, fruttiere, che hanno caratterizzato la sua cifra espressiva più riconoscibile.

Giorgio Morandi, Natura morta, 1941, Olio su tela, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Natura morta, 1941, Olio su tela, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Nell’approccio agli oggetti comuni e allo spazio dei paesaggi, Giorgio Morandi individua composizioni di geometrie elementari (cubi, cilindri, sfere, triangoli), in cui si esprime la loro stessa essenza visibile.

“L’artista – afferma Mara Folini, direttrice dei Musei di Ascona – spoglia l’oggetto da ogni elemento superfluo per restituirlo sulla tela nella sua limpidezza sensibile, che si accompagna a un’atmosfera silenziosa e contemplativa, specchio profondo di un artista straordinario che ha saputo essere se stesso, al di fuori dei movimenti e con scarsissimi contatti con gli altri pittori e maestri del tempo, dipingendo quasi esclusivamente gli stessi soggetti nella stessa stanza dove ha abitato per tutta la vita”.

Giorgio Morandi, Natura morta, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Natura morta, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi è un pittore che ha fatto della sua arte il suo mestiere quotidiano, come medium del suo sentire più autentico, grazie a uno stile originale che ha saputo mantenere sempre, come sua sigla identitaria pur confrontandosi con le avanguardie, attraverso la mediazione di Cézanne, il suo primo maestro.

“Un artista classico – continua Mara Folini, non solo per l’armonia e la saldezza che evocano le sue opere, ma soprattutto per la sua capacità di trasformare ogni oggetto, anche il più banale della realtà, in solennità pacata e austera, in accento lirico e poetico”.

Giorgio Morandi, Paesaggio, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Paesaggio, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964)

Note biografiche

Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1913, dove conosce Osvaldo Licini, Severo Pozzati, Giacomo Vespignani e Mario Bacchelli, gli amici-artisti con i quali espone nel 1914 all’Hotel Baglioni di Bologna. La sua formazione si basa sullo studio dei grandi maestri, da Giotto a Piero della Francesca, da Chardin a Corot, fino a Cézanne. Fin dagli esordi Morandi predilige come soggetti delle sue opere paesaggi, nature morte e fiori, che costituiranno i temi essenziali di tutta la sua opera.

Dal 1928 è presente ad alcune edizioni della Biennale di Venezia, alle Quadriennali romane ed espone in varie città italiane ed estere. Dal 1930 al 1956 insegna Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, realizzando in questi anni la maggior parte delle sue acqueforti. Soltanto in età matura si dedica invece con continuità all’acquerello, dopo alcune rare e sporadiche prove negli anni Dieci e negli anni Trenta. Pur non allontanandosi quasi mai da Bologna e da Grizzana, il borgo appenninico dove usa trascorrere ogni estate, la sua fama comincia a crescere e a varcare le mura della città grazie a critici acuti e intelligenti e ad una scelta pattuglia di amatori d’arte e collezionisti.

L’affermazione giunge nel 1948 con il Primo Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia, a cui fanno seguito due primi premi alle Biennali di San Paolo del Brasile nel 1953 e nel 1957, rispettivamente per l’incisione e per la pittura e il Premio Rubens conferitogli dalla città di Siegen nel 1962.

Informazioni utili

FORME, COLORI, SPAZIO, LUCE – GIORGIO MORANDI – Pitture, acquerelli, disegni, incisioni
Ascona, Museo Castello San Materno (via Losone 10)
20 maggio – 18 settembre 2016

Orari:
Giovedì – sabato
10.00 – 12.00
14.00 – 17.00 (marzo – giugno / settembre – dicembre)
16.00 – 19.00 (luglio – agosto)
Domenica
14.00 – 16.00
Lunedì – mercoledì
chiuso

Ingresso:
Intero
CHF 7
Ridotto (AVS, studenti, gruppi min. 15 persone)
CHF 5
Ragazzi fino a 18 anni
ingresso gratuito
Biglietto combinato Museo Castello San Materno e Museo Comunale d’Arte Moderna valido 3 giorni
CHF 12 (intero) / CHF 8 (ridotto)
Visite guidate in italiano, tedesco e francese per gruppi fino a max 25 persone (solo su prenotazione)
CHF 150 + biglietto singolo ridotto per partecipante

    04 Jul 2016   Blog   0 Comment Leggi tutto

Pitture, acquerelli, incisioni. Le nature morte di Giorgio Morandi ad Ascona

Forme, colori, spazio, luce. Le Nature Morte di Giorgio Morandi irradiano il Castello di San Materno di Ascona, Svizzera. In mostra (fino al 18 settembre) 30 opere del maestro italiano: 15 disegni e 11 acqueforti, realizzati tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, e tre oli su tela, significativi esempi di Natura morta, soggetto che ha caratterizzato la sua cifra espressiva più riconoscibile.

Giorgio Morandi, Natura morta, 1958, Acquerello su carta artigianale di Fabriano, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Natura morta, 1958, Acquerello su carta artigianale di Fabriano, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

L’esposizione dal titolo Forme, colori, spazio, luce, prima iniziativa temporanea organizzata negli spazi del Castello, nasce da un progetto della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta il cui fondatore Franz Armin Morat, collezionista e profondo conoscitore dell’opera di Morandi, ha concesso in prestito 28 delle 30 opere del maestro italiano.

La rassegna ruota attorno a un nucleo di 15 disegni e 11 acqueforti, realizzati tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, esemplificativi della sua carriera grafica, tecnica che lo ha consacrato come uno dei maggiori incisori del XX secolo.
A queste opere si associano tre oli su tela, significativi esempi delle sue nature morte, composizioni di bottiglie, caraffe, vasi di fiori, fruttiere, che hanno caratterizzato la sua cifra espressiva più riconoscibile.

Giorgio Morandi, Natura morta, 1941, Olio su tela, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Natura morta, 1941, Olio su tela, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Nell’approccio agli oggetti comuni e allo spazio dei paesaggi, Giorgio Morandi individua composizioni di geometrie elementari (cubi, cilindri, sfere, triangoli), in cui si esprime la loro stessa essenza visibile.

“L’artista – afferma Mara Folini, direttrice dei Musei di Ascona – spoglia l’oggetto da ogni elemento superfluo per restituirlo sulla tela nella sua limpidezza sensibile, che si accompagna a un’atmosfera silenziosa e contemplativa, specchio profondo di un artista straordinario che ha saputo essere se stesso, al di fuori dei movimenti e con scarsissimi contatti con gli altri pittori e maestri del tempo, dipingendo quasi esclusivamente gli stessi soggetti nella stessa stanza dove ha abitato per tutta la vita”.

Giorgio Morandi, Natura morta, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Natura morta, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi è un pittore che ha fatto della sua arte il suo mestiere quotidiano, come medium del suo sentire più autentico, grazie a uno stile originale che ha saputo mantenere sempre, come sua sigla identitaria pur confrontandosi con le avanguardie, attraverso la mediazione di Cézanne, il suo primo maestro.

“Un artista classico – continua Mara Folini, non solo per l’armonia e la saldezza che evocano le sue opere, ma soprattutto per la sua capacità di trasformare ogni oggetto, anche il più banale della realtà, in solennità pacata e austera, in accento lirico e poetico”.

Giorgio Morandi, Paesaggio, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi, Paesaggio, 1929, Acquaforte su zinco, Morat-Institut für Kunst und Kunstwissenschaft, Freiburg im Breisgau © 2016, ProLitteris, Zürich

Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964)

Note biografiche

Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1913, dove conosce Osvaldo Licini, Severo Pozzati, Giacomo Vespignani e Mario Bacchelli, gli amici-artisti con i quali espone nel 1914 all’Hotel Baglioni di Bologna. La sua formazione si basa sullo studio dei grandi maestri, da Giotto a Piero della Francesca, da Chardin a Corot, fino a Cézanne. Fin dagli esordi Morandi predilige come soggetti delle sue opere paesaggi, nature morte e fiori, che costituiranno i temi essenziali di tutta la sua opera.

Dal 1928 è presente ad alcune edizioni della Biennale di Venezia, alle Quadriennali romane ed espone in varie città italiane ed estere. Dal 1930 al 1956 insegna Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, realizzando in questi anni la maggior parte delle sue acqueforti. Soltanto in età matura si dedica invece con continuità all’acquerello, dopo alcune rare e sporadiche prove negli anni Dieci e negli anni Trenta. Pur non allontanandosi quasi mai da Bologna e da Grizzana, il borgo appenninico dove usa trascorrere ogni estate, la sua fama comincia a crescere e a varcare le mura della città grazie a critici acuti e intelligenti e ad una scelta pattuglia di amatori d’arte e collezionisti.

L’affermazione giunge nel 1948 con il Primo Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia, a cui fanno seguito due primi premi alle Biennali di San Paolo del Brasile nel 1953 e nel 1957, rispettivamente per l’incisione e per la pittura e il Premio Rubens conferitogli dalla città di Siegen nel 1962.

Informazioni utili

FORME, COLORI, SPAZIO, LUCE – GIORGIO MORANDI – Pitture, acquerelli, disegni, incisioni
Ascona, Museo Castello San Materno (via Losone 10)
20 maggio – 18 settembre 2016

Orari:
Giovedì – sabato
10.00 – 12.00
14.00 – 17.00 (marzo – giugno / settembre – dicembre)
16.00 – 19.00 (luglio – agosto)
Domenica
14.00 – 16.00
Lunedì – mercoledì
chiuso

Ingresso:
Intero
CHF 7
Ridotto (AVS, studenti, gruppi min. 15 persone)
CHF 5
Ragazzi fino a 18 anni
ingresso gratuito
Biglietto combinato Museo Castello San Materno e Museo Comunale d’Arte Moderna valido 3 giorni
CHF 12 (intero) / CHF 8 (ridotto)
Visite guidate in italiano, tedesco e francese per gruppi fino a max 25 persone (solo su prenotazione)
CHF 150 + biglietto singolo ridotto per partecipante

 

    04 Jul 2016   Blog   0 Comment Leggi tutto

Disegnare la villeggiatura. Progetti di vacanza dalle Dolomiti al Garda

disegnare_la_villeggiatura_mostra

Attraverso il tema della villeggiatura – spazio di riposo, svago, benessere fisico – la mostra presenta progetti di ville e alberghi provenienti dai fondi di architettura dell’Archivio del ‘900 del Mart: Giovanni Lorenzi, Ettore Sottsass sr., Michelangelo Perghem Gelmi e altri.

Negli ultimi anni molte donazioni hanno arricchito il già vasto patrimonio di fondi documentari di architetti e ingegneri che il Mart conserva presso l’Archivio del ’900. La mostra presenta una selezione di elaborati progettuali, tavole acquerellate, collage, schizzi e fotografie, che offrono un piccolo compendio dell’edilizia trentina per la villeggiatura, tra gli anni ’20 e la seconda metà del XX secolo.

disegnare_la_villeggiatura_mostra_2

Disegnare la villeggiatura. Progetti di vacanza dalle Dolomiti al Garda

Mart, Archivio del 900
08 LUGLIO 2016 / 13 NOVEMBRE 2016

    04 Jul 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

L’invenzione della gloria nei disegni di Canova

canova amore e psiche

Negli spazi del Teatro del Falcone di Genova va in scena la gloria di Canova. Un’esposizione di settantaquattro disegni provenienti dalla raccolta del Museo Civico di Bassano del Grappa.

I disegni sono stati selezionati da Giuliana Ericani, già Direttrice del Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa, tra i 1800 circa che costituiscono la più grande raccolta al mondo di grafica di un artista, donata a metà Ottocento all’appena inaugurato Museo Civico di Bassano da Giambattista Sartori Canova, fratellastro ed erede universale di Antonio Canova. Il fondo bassanese è costituito da 10 grandi album e 8 taccuini non omogenei nella struttura, comprendenti fogli di differenti dimensioni, da più di 500 ad una decina di millimetri, disegni finiti di accademia e schizzi di getto, progetti interi e parziali per bassorilievi in gesso e grandi sculture a tutto tondo.

I disegni esposti in mostra sono accompagnati da modelli e bozzetti in terracotta e in gesso e da dipinti dell’artista provenienti dalle raccolte bassanesi e dell’Accademia Ligustica, oltre che da incisioni fatte eseguire da Canova per illustrare le proprie opere scultoree.

Alla Maddalena penitente (1790 – 1796), l’unica opera di Canova ad essere conservata a Genova e attualmente esposta a Palazzo Tursi, è dedicata in mostra una sezione che ripercorre il lungo iter di invenzione ed esecuzione del famoso marmo, con l’esposizione del disegno e del bozzetto preparatorio, proponendone anche le rocambolesche ed in parte finora inedite vicende di collezionismo che portarono la statua da Parigi a Genova.

canova

Una scelta espositiva che offre un quadro storico ineguagliabile dell’Europa tra Settecento ed Ottocento, chiarendo il ruolo di Canova come primo artista della modernità. La mostra affronta con chiarezza lo studio del disegno di Canova da due punti di vista. Da una parte quello stilistico, affrontando le sue caratteristiche e il rapporto di Canova con gli artisti contemporanei; dall’altro quello della prima idea per l’opera realizzata.

Metamorfosi, nel suo lavoro di qualità di affiancamento di prestigiose istituzioni culturali, con questa mostra continua così una proficua collaborazione col Museo Civico di Bassano del Grappa, volto a valorizzare lo straordinario patrimonio culturale lì conservato.

canova

Le sezioni della mostra

La prima sezione della mostra (“Il disegno di Antonio Canova”) seleziona dall’intera produzione grafica i fogli esplicativi della varietà del suo segno e dei modi della progettazione. Le parole di Cicognara (1822), «solea gittare in carta il suo pensiero con pochi e semplicissimi tratti, che più volte ritoccava e modificava», costituiscono la traccia per la comprensione dei disegni dei taccuini a matita, ma talora a penna, con un segno che ritorna più volte su se stesso ad indicare l’urgenza del pensiero. Fra i disegni esposti, e particolarmente Interessante per la comprensione dello sviluppo del disegno canoviano, è il foglio preparatorio per la Venere Italica.

La seconda sezione (“Canova e lo studio dell’antico”) include i disegni di statue antiche eseguiti da Antonio Canova a Roma e a Firenze, contenuti in diversi album della raccolta bassanese. Vi sono compresi ben 25 disegni dei due celeberrimi gruppi scultorei dei Colossi di Montecavallo, interpretati come Castore e Polluce o Alessandro e Bucefalo, ritenuti dallo stesso Canova espressione di un canone geometrico perfetto e, al tempo stesso, semplice e universale. In esposizione il disegno del cosiddetto Antinoo del Belvedere e i disegni di due tra le opere più sensazionali di Musei Capitolini, la coppia dei Centauri, uno giovane e l’altro vecchio, detti “Furietti”, e il disegno del Gladiatore Borghese, uno dei più importanti capolavori di statuaria antica presenti nella collezione Borghese. Insieme ai disegni dei Dioscuri e all’Antinoo del Belvedere, anche il disegno del Torso del Belvedere, il più studiato tra i disegni di Canova relativi all’approfondimento dell’antico, massima espressione dello stile “severo” della statuaria classica, per le tensioni muscolari, le esuberanze anatomiche e delle proporzioni.

canova

La terza sezione (“Antonio Canova e i grandi del suo tempo”) espone fogli con disegni che costituiscono “pensieri” o “prime idee” o “progetti” per opere in marmo realizzate o anche solo eseguite nei modelli in gesso per i protagonisti della storia italiana, europea e mondiale tra Settecento ed Ottocento. Vi compaiono i disegni per i monumenti e le sculture di Clemente XIII e Clemente XIV, Napoleone Bonaparte, Maria Luisa d’Asburgo, Maria Cristina d’Austria, Carlo III e Ferdinando IV di Borbone, George Washington, Vittorio Alfieri, Orazio Nelson, Paolina Borghese Bonaparte, opere commissionate da Giorgio IV re d’Inghilterra, Joséphine Beaurnhais Bonaparte e Pio VII. Il pubblico potrà confrontare i progetti con le opere realizzate, grazie alle acqueforti fatte eseguire da Canova in un’impresa di documentazione e promozione delle proprie opere, che ha le caratteristiche di una campagna acquisti di assoluta modernità.

Informazioni utili

Canova. L’invenzione della gloria

Data Inizio: 16 aprile 2016
Data Fine: 24 luglio 2016
Costo del biglietto: 10.00 euro; Riduzioni: 8,00 euro
Prenotazione:Facoltativa
Luogo: Genova, Teatro del Falcone di Palazzo Reale
Città: Genova
Provincia: GE
Regione: Liguria
Orario: da Martedì a Sabato ore 10,00 – 19,00Domenica e festivi ore 14,00 – 19,00chiuso il Lunedì
Telefono: 0102710286

    29 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Inchiostri, grafite, sanguigne. Il magma dei Disegni di Vedova a Venezia

Emilio Vedova

Emilio Vedova

Magazzino del Sale, Venezia. I disegni di Emilio Vedova sbarcano in laguna in occasione del decennale della scomparsa dell’artista. La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova presenta dal 29 maggio al 1° novembre 2016 la mostra “Emilio Vedova Disegni” a cura di Germano Celant e Fabrizio Gazzarri.

L’esposizione è interamente dedicata alle opere su carta, realizzate da Emilio Vedova nella sua lunga e complessa vicenda artistica, dai primi esordi nel 1935 fino al 2006. Selezionate e provenienti dall’archivio della Fondazione che ne custodisce un corpo significativo e in gran parte inedito, le carte coprono l’intero percorso espressivo dell’artista. La mostra è stata concepita seguendo come principio le indicazioni del suo percorso linguistico dal figurale all’informe. Vedova era solito discutere del disegno quale parte fondante e anticipatrice dei dipinti, analizzandolo secondo la logica della compresenza tra tempo e tempo e spazio senza regole e chiusure, riflesso della sua attenzione al futurismo e alla sua energia propulsiva.

Emilio Vedova, Architettura Veneziana, San Salvatore, courtesy Fond. Emilio e Annabianca Vedova

Emilio Vedova, Architettura Veneziana, San Salvatore, courtesy Fond. Emilio e Annabianca Vedova

L’esposizione è strutturata in due sezioni.

Una prima sezione, con opere del periodo tra il 1935 e il 1940, che documenta gli studi e i primi sondaggi sulla rappresentazione e la registrazione del mondo. Rientrano nell’atmosfera della grande pittura veneziana e barocca, con cui si confronta. Ne vengono esposte le varie tecniche: dagli inchiostri ai pastelli, dai carboncini alla grafite e alle sanguigne; e vari soggetti dalle Architetture veneziane alle Storie dalla Bibbia, dagli autoritratti agli studi dai classici. La seconda sezione, con opere che vanno dal 1940 al 2006 è basata su una selezione di lavori che, prodotti nel primo dopoguerra, si liberano dalla rappresentazione e si affermano per un linguaggio spezzato e aggressivo, che guarda alle avanguardie storiche dal Cubismo al Futurismo.

Emilio Vedova

Emilio Vedova

Dal 1950 tale fare si traduce in un gesto immerso nella materia che fa sentire la presenza del soggetto stesso, l’artista. Negli anni Sessanta la superficie si impone come veicolo di luce e di spazio. Ospita un crepitio di segni e colori che fanno intuire lo scatenamento sensoriale ed emotivo di Vedova, che all’epoca produce i Plurimi 1962-1964, sculture multi-formali e aperte. Tale interesse per la frantumazione mette in discussione la dinamica dei pieni e dei vuoti, così da spingere il disegno verso una condizione atmosferica, senza confini e senza limiti. Un magma nebuloso che enuncia ulteriori sconvolgimenti interni, speculari alle vicende politiche del periodo 1966-1968. Si arriva così, dopo una sua pausa meditativa negli anni Settanta, ai disegni degli anni Ottanta, in cui il tratto si impone come progetto di un’evoluzione che, alla dimensione pura, aggiunge l’uso per la stesura dei teleri e la costruzione dei Dischi/Oltre e dei Tondi.

Per comunicare la visione magmatica e fluida del fare di Vedova, l’allestimento della seconda sezione è stato progettato da Celant come un insieme compatto e pieno, a formare un territorio costante di segni e di gesti, che si intrecciano e si mescolano tra di loro. L’idea è di testimoniare l’omogeneità e l’impatto energetico dell’artista e del suo costante e cangiante disegnare. Per arricchire la lettura della mostra in concomitanza all’insieme dei disegni, tramite la macchina progettata da Renzo Piano, nello spazio del Magazzino saranno movimentate due serie di teleri degli anni ’80, alcuni inediti.

Vedova Venezia

INFORMAZIONI UTILI

Emilio Vedova Disegni

Magazzino del Sale, Zattere 266
29 maggio – 1 novembre 2016
10.30-18 – chiuso martedì

    27 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Al via la Milanesiana. La “vanità” raccontata (anche) nel Disegno

Con ben 50 appuntamenti, 100 ospiti internazionali e 6 mostre, ha aperto -fino al 18 luglio 2016- la diciassettesima edizione della Milanesiana. Il tema di quest’anno è la vanità, raccontata attraverso i meandri della letteratura, scienza, musica, arte, filosofia, cinema e teatro. Questo percorso interdisciplinare approda a  Milano, Torino e Firenze quali luoghi di incontro, condivisione e coinvolgimento col pubblico.

La Milanesiana spazia tra diversi saperi e avrà una ancora maggiore diffusione nella città, nelle sue biblioteche, teatri, centri culturali, università, luoghi dell’impresa. Sarà come sempre contraddistinta da una forte vocazione internazionale, confermandosi una finestra aperta sul mondo della letteratura, della musica, del cinema.

Tra gli ospiti  Jonathan Coe, Gao Xingjian, John Coetzee, Edward Carey, Péter Gárdos, Matthew Thomas, Ralf Rothmann, Uri Caine, Teju Cole, Fabrice Moireau, Carl Norac, Kamel Daoud, Jean-Jacques Annaud, Michael Cunningham, Michel Houellebecq, Ramin Bahrami.

Accanto a loro autori e artisti italiani come Alessandro Bergonzoni, Guido Maria Brera, Massimo Cacciari, Eva Cantarella, Teresa Cremisi, Francesco De Gregori, David Grieco, Franco Loi, Claudio Magris, Alberto Mantovani, Lorenza Mazzetti, Mogol, Morgan, Laura Morante, Edoardo Nesi, Nuccio Ordine, Moni Ovadia, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Toni Servillo, Giovanni Veronesi, Sandro Veronesi e altri ancora.

MOSTRE

La prima ad inaugurare, il 28 giugno a Milano, è Le vanità di Antonio Ballista, una mostra dei disegni del compositore e pianista. Ad ospitarla è la Sala dei 146 – The Bridge dell’Università IULM.
Seguono, sempre a Milano:
– presso la Galleria Antonia Jannone, la mostra degli acquerelli di
Fabrice Moireau dedicati alla Basilicata;
– presso il Salone centrale BPM, l’esposizione del capolavoro di
Jacopo da Valenza, “Cristo Benedicente”;
– presso il laboratorio Bertaiola, la mostra “I giganti” di Antonio
Maraini.

A Firenze invece, si parte il 2 luglio  con ”Un mondo parallelo” nella Tornabuoni Arte Contemporary Art, la mostra di disegni di Edward Carey, una delle voci più originali della narrativa inglese contemporanea e illustratore dei suoi stessi libri.

Torino apre le sue porte nella Reggia di Venaria Reale  inaugurando  l’8 luglio la mostra dedicata alle opere di Yuko Shimizu.

Yuko Shimizu

Yuko Shimizu

PROGRAMMA

Il programma vede nei primi giorni l’alternarsi di note jazz – suonate da Antonio Ballista – per Umberto Eco nella Chiesa di San Marco; presenze come quelle dello scrittore inglese Jonathan Coe, l’ungherese Peter Gardos e la candidata al Premio Strega Elena Stancanelli.

Si passa poi al 29 giugno, giorno dedicato al Nobel per la letteratura con la presenza di Gao Xingjiang e a Edward Carey, che leggeranno loro letture dedicate al tema di questa diciassettesima edizione del Festival.
Il 1 luglio è invece interamente dedicato ai primi 70 anni della casa editrice Neri Pozza con l’invertendo degli autori Matthew Thomas, Ralf Rothmann e Sandra Petrignani.
Il 2 luglio, con un prologo dello scrittore Sandro Veronesi, a salire sul palco sono il Premio Nobel sud-africano John  Coetzee e lo scrittore e fotografo Teju Cole, vincitore dell’Hemingway Foundation/PEN Award nel 2012.

In questa sezione cardine del Festival si sviluppano anche,  dal 27 giugno al 7 luglio, appuntamenti matinée, incontri pomeridiani e serate in diversi luoghi della cultura, delle istituzioni e dell’impresa milanesi. I temi vertono sulla poesia, musica, cinema, televisione e bellezza attraverso dibattiti, confronti e proiezioni di film.

VIAGGIO IN ITALIA

Martedì 5 luglio, La Milanesiana approfondisce la conoscenza della regione Basilicata: alle ore 12, presso la Galleria Antonia Jannone, inaugura la mostra degli acquerelli di Fabrice Moireau. Presenti con l’autore, Vittorio Sgarbi, il critico letterario Arnaldo Colasanti, Gianpiero Perri e Gerardo Travaglio.

Sempre il 5 luglio alle 17 presso il Salone centrale della Banca Popolare di Milano inaugura anche l’esposizione di un capolavoro dell’arte del ’500, per la prima volta esposto: il ”Cristo benedicente” di Jacopo da Valenza.

Il 6 luglio, alle 12, lo scrittore Premio Pulitzer Michael Cunningham dedicherà il suo intervento alla straordinaria città di Matera, proseguendo il discorso della Milanesiana sulla Basilicata.
La serata sarà invece dedicata alla filosofia con Massimo Cacciari e Michele Ciliberto, che parleranno della modernità (anche economica) di Machiavelli. Conclude il concerto di Michele Sganga.
Il 7 luglio presso il Museo Branca, Antonio Gnoli dialogherà con Francesco De Gregori.

ROSA MONOGRAFICA

Il 9 luglio, a partire dalle 14, un appuntamento omaggio a David Bowie, recentemente scomparso, attraverso le proiezioni, di Furyo di Nagisa Oshima, Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott e Absolute Beginners di Julian Temple.
Lo spazio musicale è affidato a Andy dei Bluvertigo. La serata si chiude con la proiezione del film L’uomo che cadde sulla terra, interpretato da David Bowie.

Continuano gli appuntamenti con filosofi, artisti, cantanti, scrittori, registi e ricercatori a Torino e a Firenze, con altrettante mostre, presentazioni ed incontri coi lettori fino al 18 luglio.

L’organizzatrice Elisabetta Sgarbi :“La Milanesiana 2016 si specchia e si moltiplica. Per nulla vanitosa, ha resistito a un anno difficile, riaffermando con determinazione il progetto di un sapere ampio, inclusivo di tutto, curioso, divertito. La Milanesiana tende sempre più ad assomigliare a una Wunderkammer in cui prevale il piacere della scoperta e del sorprendere

INFORMAZIONI UTILI

Diciassettesima edizione della Malesiana
Milano, Torino, Firenze
23 giugno – 18 luglio 2016

www.lamilanesiana.eu

    26 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Vincenzo Scamozzi a Vicenza. Il Rinascimento raccontato nei disegni di un grande intellettuale

Vincenzo Scamozzi

Vincenzo Scamozzi, Taccuino di viaggio da Parigi a Venezia, 1600. pianta, prospetto principale e sezione della basilica di St. Denis. Vicenza, Pinacoteca Civica, Gabinetto dei disegni e delle stampe.

Raffinati disegni di architetture, progetti e volumi storici. Il Palladio Museum di Vicenza inaugura una mostra dedicata all’ultimo dei grandi architetti del Rinascimento italiano: Vincenzo Scamozzi. In occasione del quattrocentesimo anniversario della morte del Maestro – avvenuta nella Venezia del 1616 – dal 25 maggio al 20 novembre, le sale del museo vicentino ospiteranno l’esposizione “Nella mente di Vincenzo Scamozzi. Un intellettuale architetto al tramonto del Rinascimento”.

In epoca rinascimentale, per diventare architetti, solitamente si passava un periodo presso la bottega di un pittore, come avvenne nel caso di Piero della Francesca o del Bramante. Altre volte tra i blocchi di pietra di un cantiere, come nel caso di Andrea Palladio. Vincenzo Scamozzi, nella seconda metà del Cinquecento, inaugura una nuova via: figlio di un facoltoso impresario edile, è il primo architetto moderno a dare inizio alla sua formazione tra i libri della biblioteca. I progetti di Scamozzi sono architetture fondate su una rigorosa visione teorica, capace di includere conoscenze nuove, direttamente da mondi e culture diverse, partendo dalla tradizione gotica e dagli stimoli delle nuove scienze.

L’obbiettivo della mostra al Palladio Museum – progetto condiviso con il Candian Centre for Architecture di Montreal in collaborazione con Stiftung Bibliothek Werner Oechslin di Zurigo – è di raccontare come Scamozzi concepiva le proprie architetture. Il visitatore è invitato in un viaggio attraverso i volumi della biblioteca personale dell’architetto vicentino (ritrovati in biblioteche e collezioni italiane ed europee con un lungo lavoro di ricerca da parte della studiosa americana Katherine Isard) e i suoi disegni di architettura.

Fra questi, saranno in mostra il celebre foglio con il progetto del duomo di Salisburgo (1607), che rientra per la prima volta in Italia dalle collezioni del Canadian Centre for Architecture di Montreal, e l’album di disegni di cattedrali gotiche francesi che Scamozzi, primo fra tutti gli architetti rinascimentali, realizzò durante un viaggio fra Parigi e Venezia nell’anno 1600. Un ricco apparato di modelli tridimensionali e animazioni video accompagnano anche il pubblico non specialista alla conoscenza del mondo del grande Scamozzi.

Vincenzo Scamozzi

Villa Molin alla Mandria, Padova. Fotografia di Vaclav Sedy

Vincenzo Scamozzi è considerato l’ultimo dei grandi architetti del Rinascimento, stretto fra la tradizione trionfale della generazione di Palladio e il mondo nuovo di Galileo Galilei. Cerca una propria dimensione in una visione dell’architettura come pratica razionale, attenta agli aspetti funzionali, all’economia dei mezzi, ma anche a un nuovo rapporto con il paesaggio, producendo capolavori come la Rocca Pisana di Lonigo, il teatro di Sabbioneta, le Procuratie Nuove in piazza San Marco a Venezia.

INFORMAZIONI UTILI

Nella mente di Vincenzo Scamozzi. Un intellettuale architetto al tramonto del Rinascimento

Palladio Museum, Vicenza

Dal 25 maggio al 20 novembre 2016

www.palladiomuseum.org

    25 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

La costruzione dell’immaginario del giardino attraverso l’incisione

immaginare il giardino

In concomitanza con la riapertura del Museo del Paesaggio di Verbania situato nello storico Palazzo Viani Dugnani, negli spazi espositivi di Villa Giulia, affacciati sul Lago Maggiore a Pallanza, inaugura -dal 25 giugno al 2 ottobre- Immaginare il giardino.

La mostra propone una prima sezione con 140 incisioni, forma artistica utilizzata nei secoli per raffigurare e celebrare il giardino, provenienti da una straordinaria collezione privata di libri e materiali iconografici, che illustrano la costruzione dell’immaginario del giardino nei secoli tra il Seicento e l’Ottocento. La seconda sezione della mostra presenta invece la proiezione di filmati sperimentali del Novecento, dove molti artisti e video maker hanno scelto proprio il giardino come specchio delle loro fantasie e proiezioni mentali.

immaginare il giardino

Sfilano parchi come quello illustrato nella raccolta Hofstede van Clingendaal (Amsterdam, 1690 ca.), sulla tenuta di Clingendael con l’imponente frontespizio di Laurens Scherm, composta da 32 stampe delineate da Daniel Stoopendaal e incise da Leon Schenk. Philips Doublet (1633-1707), proprietario della tenuta nei pressi de L’Aia, era un gentiluomo amante di architettura, giardino e botanica. Tra il 1670 e il 1680 diede al proprio giardino una forte impronta di stile francese. Clingendael divenne in seguito un modello di riferimento per la diffusione della moda geometrica in tutto il paese.

Si prosegue con il palazzo e il giardino di Heemstede costruiti nel 1645 e acquistati nel 1680 da Diderick van Velthuysen (1651-1716). I parterres de broderie, le statue, le fontane e un arco trionfale che conduceva all’orangerie, all’orto e a un grotto sopravvivono ormai soltanto nelle graziose tavole di Isaac de Moucheron. La raccolta di incisioni del 1690 ca. contiene 26 tavole incise, compreso il frontespizio.

immaginare il giardino

Passiamo poi in Italia con le straordinarie e rarissime incisioni Otto vedute di giardini di Roma, di cui sette portano la firma di Giuseppe Vasi (1710-1782). La serie non trova riscontri nei repertori bibliografici. Vista la qualità artistica delle tavole, dalle figurine dei personaggi alle ombreggiature, dalla delineazione degli alberi ai tratti delle nuvole, è probabile che l’autore reale sia stato il giovane Piranesi che, tra il 1741 e il 1744, svolgeva il suo apprendistato presso il Vasi.

Proseguiamo il percorso in Austria con il giardiniere-paesaggista tedesco Rudolph Siebeck (1812-1878) famoso per essere l’autore, nel 1862, del Parco della città di Vienna, chiamato anche, per l’appunto, Siebeckpark. In mostra, dalla rarissima prima edizione de L’arte dei giardini nelle sue forme moderne, la raccolta di venti litografie colorate a mano che riunisce alcuni dei più interessanti progetti di Siebeck per vari parchi e giardini.

immaginare il giardino

E infine si può ammirare la raccolta Elenco dei nuovi giardini alla moda di Georges-Louis Le Rouge (1712-1790), cartografo, architetto e stampatore francese e autore di una grandiosa impresa editoriale. L’opera venne pubblicata a fogli e fascicoli separati nell’arco di tredici anni, a partire dal 1776 fino al 1789. Alla fine i quaderni saranno 21 e le tavole 496. Le Rouge è un divulgatore eclettico: non esita, oltre a presentare gli esempi classici, a intervenire a difesa della rivoluzione culturale del giardino, che da formale va sempre più affermandosi come pittoresco, o anglo-cinese, termine che l’autore prende in prestito a Horace Walpole. La rivoluzione francese, snodo importante nella storia dei giardini, metterà fine al suo progetto.

immaginare il giardino

Informazioni utili

IMMAGINARE IL GIARDINO

a Villa Giulia, Pallanza Verbania

dal 25 giugno al 2 ottobre 2016

    02 Jun 2016   Blog   0 Comment Leggi tutto

Val di Blenio (TI). Da Fabbrica del Cioccolato a Fabbrica dell’Arte

fabbrica di cioccolato

Canton Ticino. Dove un tempo si produceva cioccolato si allestiranno mostre, performance, installazioni, spettacoli di teatro e di danza. In mezzo alle montagne della Val di Blenio La Fabbrica del Cioccolato, nuova Fondazione aperta a tutte le espressioni culturali ed artistiche, dà il via a Foreignness [Estericità]. La fondazione, con un programma biennale di attività artistiche, non si presenta come un museo ma come un laboratorio di sperimentazione e condivisione.

Daniel González Paper Building, 2016, work in progress courtesy dell’artista

Daniel González Paper Building, 2016, work in progress courtesy dell’artista

I primi protagonisti dell’opening sono Daniel González (1963) e Anna Galtarossa (1975), a cui è stato chiesto di dialogare con l’ambiente circostante e di confrontarsi con l’identità del luogo. Entrambi gli artisti hanno quindi puntato ad interventi site specific.

fabbrica di cioccolato

Il primo, artista argentino, ha progettato un’architettura che riveste completamente la facciata dello stabilimento intitolata Paper Building. L’opera è stata realizzata con 890 metri quadrati di carta bianca che il pubblico, il giorno dell’inaugurazione, ha letteralmente strappato dalle porte e finestre dell’edificio.

Salendo al secondo piano si viene catapultati all’interno del mondo onirico di Anna Galtarossa, ispirato ad uno viaggio che lei stessa ha intrapreso in Kamchatka. Il titolo dell’installazione è Kamchatka ’16 – un viaggio tra visioni di vulcani, colate di lava, laghi e creature immaginarie.

Anna Galtarossa, Kamchatka’16, materiali vari su pelliccia, courtesy dell’artista

Anna Galtarossa, Kamchatka’16, materiali vari su pelliccia, courtesy dell’artista

Informazioni utili

LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO, Valle di Blenio (TI)

Foreignness [Estericità]

Anna Galtarossa, Kamchatka ’16,  fino al 1 agosto

Daniel González, Paper Building, fino al 30 settembre.

Ingresso Gratuito

Strada Vecchia 100

+41 (0)91 9722714

info@lafabbricadelcioccolato.ch

www.lafabbricadelcioccolato.ch

    02 Jun 2016   Blog   0 Comment Leggi tutto
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